PROGETTO presso il Comboni Centre in GHANA (concluso)


IL CONTESTO
Il Comboni Centre è un centro polifunzionale attivo a Sogakofe, città del Ghana,  nella savana tra il fiume Volta e la costa atlantica. Si sviluppa su una superficie di 65 ettari donati dalla famiglia di Fieve alla diocesi di Keta-Akatsi. La costituzione del Centro è stata fondata da Padre Riccardo Novati, missionario comboniano, nel 1985. Attività principali del Comboni Centre sono un complesso scolastico con circa 1.800 studenti ed il Comboni General Hospital, cui si rivolgono circa 120.000 pazienti l’anno
MOTIVAZIONI DEL PROGETTO
Il progetto nasce da una necessaria attenzione all’ambiente. L’aumento delle persone che gravitano attorno al Centro, sopratutto l’ospedale, e l’accresciuto numero di servizi forniti, ha evidenziato la necessità che l’attenzione rivolta alle persone non può prescindere da un’analoga attenzione all’ambiente. Infatti è aumentato il consumo di acqua per i vari usi  con la conseguente necessità di provvedere sia ad un corretto smaltimento delle acque di scarico, sia alla gestione dei rifiuti solidi che vengono prodotti.  L’approccio attuale a questi problemi finora è stato di tipo “naturale” (smaltimento delle acque in semplice fossa biologica e combustione dei rifiuti solidi). Il progetto per l’impianto di fitodepurazione, su richiesta di Padre Riccardo Novati, prevede una depurazione adeguata delle acque e la messa in sicurezza della zona di deposito dei rifiuti solidi. Per l’ubicazione del Centro, ai margini di Sogakofe che conta circa 8.000 abitanti e, soprattutto, lo stato di povertà dei frequentatori del Centro risulta difficile per i  singoli approvvigionarsi di acqua potabile, con inevitabili conseguenze sul piano igienico- sanitario. A questo scopo, il progetto prevede anche l’installazione di alcune “fontanelle” per la fornitura di acqua potabile.
COSTO DI REALIZZAZIONE 2.500 €

. progetto ghana sopra sx


PROGETTO “CASA DELLE DONNE A DASSOUY” - BURKINA FASO (concluso)

Un progetto per la crescita  economica, sociale e civile delle donne in un villaggio del Burkina FasoIL
ILCONTESTO
La maggior parte del territorio del Burkina Faso è un’arida savana arborea, che solo durante la stagione delle piogge (4/5 mesi all’anno) si presta alle coltivazioni grazie alle quali si alimenta la popolazione (mais, miglio arachidi e simili), oppure che vengono esportate per fornire una delle poche entrate su cui può contare il paese (come il cotone). Nelle zone rurali, dove vive la grande maggioranza della popolazione, circa l’ 80%, i ritmi sono scanditi dalle vicende climatiche. Nella stagione piovosa praticamente tutti sono dediti, nelle ore di luce, al lavoro nei campi su cui si fondano le chances di sussistenza (se non c’è la siccità o talvolta, come quest’anno, alluvioni che hanno conseguenze ancor più disastrose). Durante la lunga stagione secca sono poche le occasioni di ricavare un reddito, nelle campagne. A meno che non ci sia acqua disponibile, di un invaso ma anche di un pozzo, che a seconda delle quantità consente qualche pratica agricola, dalla piccola orticoltura fino alla risicoltura: ma sono in pochi a godere di questa opportunità. Gli altri si dedicano ad attività saltuarie: allevamento; manifattura di attrezzi, suppellettili, o vestiti; commercio; occasionali prestazioni d’opera. Che un poco aiutano, ma certo non scalfiscono la situazione di diffusa e talvolta estrema  povertà        che caratterizza 
LA CONDIZIONE DELLA DONNA
Nonostante gli indubbi progressi registrati specie negli ultimi anni, la condizione femminile resta difficile. A causa del ruolo subalterno nella struttura sociale che le assegna la tradizione tribale, tutt’ora radicata, e che la pone in una situazione di svantaggio rispetto ai maschi, in un paese in cui nemmeno questi hanno vita facile. Lo si può capire anche da una visita sommaria, e lo confermano gli indicatori socio- economici relativamente  a scolarità, reddito e altro (vedi ad esempio il documento « Cadre Strategique Regional de la Lutte contre la Pauvrete » prodotto dalla Regione del Centro Est); per non parlare del grave e tuttora irrisolto problema delle mutilazioni genitali femminili, una pratica illegale da ormai più di un decennio ma che specie in certe aree rurali colpisce ancora una bambina su due. Con tutto questo, il ruolo della donna è fondamentale nell’economia, non solo quella familiare. Oltre al menage domestico, alla cura dei figli ecc., le donne sono impegnate nel lavoro sui campi e nei piccoli mercati locali in cui scambiano i prodotti agricoli, dando un contributo tanto prezioso quanto misconosciuto. Da qualche tempo ne ha preso atto anche il governo, che ha creato un apposito ministero per la Promozione della Donna e dato vita a programmi volti a superare le differenze di genere, e comunque a valorizzare il ruolo delle donne. Ottenendo qualche risultato, occorre dire, non sufficiente però per indurre significativi cambiamenti in una situazione che avrebbe richiesto maggior coraggio e, soprattutto, molti più mezzi. C’è anche da dire che in molte realtà (compresa quella in cui si propone l’intervento) le donne si sono organizzate autonomamente, dando vita ad associazioni a scopo di mutuo aiuto: ad esempio mettendo in comune  prestazioni lavorative, o risorse finanziarie con l’istituto delle “tontine”; o organizzando servizi utili per commercializzare  prodotti agricoli o di piccolo artigianato. Anche se molti di questi obiettivi restano
IL LUOGO DELL’INTERVENTO
 Dassoui, un villaggio che fa parte del comune rurale di Dialgaye (provincia di Kourittenga, regione del Centro Est), situato ad una decina di Kilometri, verso l’interno della savana, dalla strada  che collega le città di Koupela e di Tenkodogo. Il dipartimento di Dialgaye conta 37.500 abitanti circa (stima 2005) insediati in una trentina di villaggi sparsi nel territorio dei quali il più grosso (4.000 abitanti circa) è proprio Dassoui, seguito da Dialgaye (3.300 circa); villaggi collegati fra loro da  una rete di piste che durante la stagione delle piogge diventano impraticabili, e manca in tutto il territorio la rete elettrica. La quasi totalità della popolazione è dedita all’agricoltura di sussistenza e alle piccole attività sopra accennate; i pochi che svolgono in via esclusiva altre attività (servizi vari legati ai trasporti ed ai commerci, in genere) sono statisticamente irrilevanti. Significativo, qui come in tutta la regione, è il fenomeno dell’emigrazione (in genere verso la Costa d’Avorio ed il Gabon, e più di recente verso l’Italia), con le rimesse degli emigranti che sono diventate un puntello importante per l’economia locale, oltre che un sostegno al reddito di non poche famiglie
IL PROGETTO IN SINTESI
Il progetto si propone di dare alle donne di Dassoui l’opportunità di migliorare la loro condizione, sia sotto l’aspetto economico che sotto l’aspetto sociale, sanitario e culturale, valorizzando la capacità  delle donne di assumersi in prima persona la responsabilità  del percorso. Detto con altre e forse più chiare parole, si vogliono creare le condizioni perché possa avere un giusto riconoscimento il lavoro delle donne,  e siano protetti i loro diritti umani e civili; fornendo gli strumenti che consentano di conseguire tali obiettivi usando le loro forze e capacità. Strumenti che sono stati così individuati, sulla base di indagini condotte sul posto; di informazioni provenienti dalle autorità (locali e centrali); di indicazioni dagli immigrati da Dassoui in Italia: 1.Uno spazio fisico in cui poter condurre le attività previste, cioè un edificio adatto, assieme alle  sue pertinenze, ad ospitarle: una Casa per le Donne. L’associazione delle donne di Dassoui possiede già il terreno che si presta allo scopo (circa 5.000 mq in prossimità del centro del villaggio);    2.Attrezzare gli spazi utili per sviluppare le attività generatrici di reddito (che servirà per remunerare il lavoro delle donne, per sostenere le spese della Casa, ed in generale per garantire la sostenibilità nel tempo del progetto) 3.Predisporre le attività che promuovono la crescita umana, culturale e civile (educazione sanitaria e di pianificazione familiare; alfabetizzazione, promozione dei diritti civili)   Più in dettaglio, sui vari punti: 1) La casa sarà progettata con la partecipazione delle donne stesse  seguendo, nel rispetto dei vincoli economici, le seguenti linee guida:  criteri costruttivi bioclimatici (per conseguire comfort abitativo assieme a risparmio energetico), uso di materiali locali, soluzioni architettoniche omogenee al contesto. Allo scopo è stato individuato un architetto di Ouagadougou con all’attivo importanti realizzazioni in questo senso, e che ha già avanzato ipotesi progettuali. E’ prevista assieme alla casa la realizzazione di un pozzo, e di dotare il complesso di un piccolo impianto fotovoltaico per l’illuminazione e consumi elettrici      2) Le attività generatrici di reddito sono quelle che fanno tradizionalmente le donne del posto, e che nella Casa potrebbero essere svolte in modo più efficiente e con maggior  rispetto della salute e dell’ambiente: estrazione del burro di Karitè e produzione di sapone; lavorazione delle arachidi; produzione di vari estratti vegetali; e altre come filatura, tessitura e tintura di tessuti. Altre possibili attività sono meno praticate, ma sono proposte perché consentono di valorizzare prodotti stagionali  (conserve di pomodori, produzione di marmellate ecc.) o anche prodotti di massa (molitura di cereali; estrazione di olio da arachidi ecc.). Comunque prima di avviare qualsiasi attività verrà predisposto un piano particolareggiato (con gli investimenti e le prospettive), e si partirà dalle attività che si possono fare da subito (anche senza l’edificio, cioè) come la produzione di burro di Karitè, o di conserve e marmellate. Per queste ed altre attività in cui serve energia termica a moderata temperatura saranno impiegate opportune tecnologie solari, che sono già state sperimentate con successo in contesti simili (cucine e forni solari) 3) Le attività volte a promuovere la crescita umana e civile saranno pure concordate con le donne, sentite anche le autorità (ministero della Promozione della Donna e i suoi funzionari nella regione) e associazioni che hanno maturato importanti esperienze sul campo (fra tutte l’AIDOS, una ONG italiana che da anni opera nel paese nella lotta alle mutilazioni genitali e per la promozione dei diritti). L’intento è di attuare iniziative giudicate valide dalle donne stesse, fruendo delle opportunità offerte dal governo (insegnanti ed altri operatori culturali, ad esmpio) o da ONG di provata affidabilità. Oltre, naturalmente, all’apporto dei volontari della  scrivente associazione, specie nel campo dell’educazione alla sanità ed alla pianificazione familiare.

COSTO DI REALIZZAZIONE 148.285 €
attività casa donne centrale

progetto burkina sx 1. progetto burkina sx 2

PROGETTO RIPRISTINO ACQUEDOTTO ad EMBAKALLA – ERITREA (concluso)

INTRODUZIONE
L’associazione Africa Tomorrow è impegnata in attività di solidarietà internazionale in campo medico, educativo e sociale. Opera soprattutto nei paesi africani  grazie all’impegno dei propri volontari. Questo progetto è nato a seguito di un sopralluogo effettuato da alcuni nostri volontari in Eritrea, su invito del frati capuccini locali,dove si è preso contatto con la popolazione del paese di Embatkalla e si è potuto osservare lo stato di grave privazione in cui versa a causa della mancanza di approvvigionamento idrico, dovuta alla rottura dell’acquedotto a seguito di una frana.  Il progetto si affianca ad altre realizzazioni già portate a termine in Eritrea da Africa Tomorrow come la missione di medici, una piccolo impianto per la fabbricazione autogestita di blocchi di cemento e argilla per la manutenzione delle abitazioni che dà lavoro a parecchi operai e alcuni telai per la tessitura
CONTESTO
L’Eritrea è uno stato giovane, legato storicamente all’Italia e indipendente dall’Etiopia dal 1993, dopo una guerra di liberazione durata trent’anni.  Di nuovo in guerra con l’Etiopia dal 98 al 2000 e attualmente ancora in contenzioso sui confini.

Abitanti 4.300.000 ( stima 2001) 
Capitale: Asmara
Forma dello stato : repubblica parlamentare in fase di transizione 
Spese militari 22 % PILMortalità infantile entro il primo anno di vita: 52 ogni 1.000 nascite  
Mortalità infantile entro il 5° anno di vita: 82 ogni 1.000 nascite 
 Tasso netto iscrizione scuola primaria: 49% per i bambini, 42% per le bambine  
Speranza di vita alla nascita:
 54 anni  
Prodotto nazionale lordo pro capite (dollari Usa): equivalente a 180 dollari USA  
Accesso all'acqua potabile: 57 % della popolazione 
 Accesso
ai servizi igienici adeguati: 9%

LUOGO E MOTIVI DELL’INTERVENTO
Paese di Embatkalla 40 km ad est di Asmara in direzione Massawa , sul tracciato di una vecchia ferrovia ex italiana ora in disuso. Territorio montagnoso alla quota di circa 1000 m sul livello del mare, clima arido, vegetazione scarsa, economia fondata principalmente sulla pastorizia e modeste coltivazioni. Popolazione di circa 2000 residenti e 500 nomadi, composta soprattutto da donne, bambini e anziani poiché gli uomini in età lavorativa sono tutti considerati di leva obbligatoria per l’esercito con un tempo di arruolamento che arriva a otto anni ed è continuamente prorogato dato lo stato di continua tensione con la confinante Etiopia, molto superiore dal punto di vista demografico.  Una recente frana ha distrutto alcuni edifici e una condotta d’acqua, costruita in epoca coloniale, che alimentava il paese di Embatkalla. La frana si è sviluppata in una stretta valle, poco a monte di una strada che costituisce la principale arteria della zona. Da allora l’alimentazione idrica dell’intera comunità si basa su acqua piovana raccolta in cisterne o tramite l’uso limitato ed incostante di autobotti. A causa della scarsa piovosità della zona la penuria d’acqua determina un grave danno alla produzione agricola, tanto più grave in un paese in difficoltà per la sussistenza alimentare. L’acquedotto è rifornito da un pozzo artesiano sito a circa 5 Km di distanza,  su un fondovalle posto alcuni centinaia di metri più in basso, dove corre l’alveo di un fiume dall’andamento torrentizio stagionale. Nei periodi di siccità il fiume si secca ma nel sottosuolo la falda intercettata dal pozzo rimane attiva.  L’acqua veniva spinta in quota con delle pompe elettriche ed era accumulata in un serbatoio di decantazione, da cui alimentava per caduta la zona di Embatkalla. Il progetto mira a ripristinare la funzionalità dell’acquedotto esistente con la ricostruzione del tratto di condotta distrutta dalla frana
DESCRIZIONE DELL’OPERA
Soluzione con attraversamento su ponte sospeso
Struttura di sostegno della lunghezza di circa 50 metri, sarà realizzata con un ponte a traliccio di sezione a forma quadrata, in barre di acciaio laminato con giunti saldati o imbullonati. Le dimensioni trasversali del traliccio sono di circa 1 metro di altezza e altrettanto di larghezza. La tubazione dell’acquedotto, da 2,5 pollici, potrà essere fissata all’interno del traliccio. Il ponte di un’unica campata sarà vincolato alle estremità su semplici appoggi ,  entrambi formati da un basamento in pietre e calcestruzzo. I basamenti dovrebbero avere dimensioni di circa 2x2metri e altezza di circa 1 metro  Un appoggio verrà posizionato su un terrazzamento adattabile e gia esistente alla sinistra orografica della valletta, per l’altro basamento occorrerà ricavare una piazzola sulla parete rocciosa alla destra orografica, e per almeno una parte di esso sarà necessario effettuare uno scavo nella roccia viva. La forma del ponte di attraversamento è stata ipotizzata ad arco con curvatura verso il basso per ridurre l’altezza dei ponteggi necessari alla costruzione e per ridurre l’impatto visivo, ma se sorgessero difficoltà di montaggio si potrebbe optare per una forma rettilinea.  Su di un basamento occorrerà provvedere un giunto a rotaia che permetta le dilatazioni termiche. 
IMPORTO INDICATVO DELL’OPERA  12.500 € 
Soluzione mediante ripristino nella sede di origine
Si tratta di eseguire uno scavo sul pendio a margine della strada per la posa della tubatura dell’acquedotto e successivo rinterro.Questa avrebbe una lunghezza di circa 300 m.  In alcuni tratti si renderebbe necessario un modesto terrazzamento ed una muratura di contenimento in pietre a secco o cementate a seconda del profilo del terreno nel punto interessato. 
IMPORTO INDICATIVO DELL’OPERA 7.500 €

Per la situazione politica in Eritrea e l’ostruzionismo nei confronti dei sacerdodi cattolici e delle Associazioni di Volontariato poste in atto dal governo eritreo, è stata optata la soluzione mediante ripristino della sede di origine dell’acquedotto, con la speranza in futuro che, cambiando l’atteggiamento del governo eritreo, si possa relizzare il progetto di”attraversamento su ponte sospeso” 

. progetto eritrea sotto sx


. progetto eritrea dx 1

PROGETTO aiuto
terremotati FILIPPINE (concluso)

Il 15 ottobre 2013 un terremoto di magnitudo 7.2 gradi Richter ha sconvolto l'isola di Bohol nelle Filippine. I risultati sono parzialmente visibili nelle foto sottostanti. Le televisioni e i giornali del mondo hanno dato solo l’annuncio di questo evento forse perché essendo avvenuto alle 08.00 del mattino, i morti sono stati relativamente pochi (220 circa). Ora ricordano solo le distruzioni del tifone Haiyan (Iolanda) che ne ha fatti molti di più. Tuttavia le distruzioni materiali dovute alle scosse sismiche in questa occasione, sono state paragonate a 32 (trentadue) atomiche di Hiroscima.  Hanno subito gravi lesioni edifici pubblici e privati. Moltissimi sono crollati. Oltre 20 chiese costruite ancora dagli Spagnoli sono andate in frantumi. Sono stati divelti ponti di strade che connettono il centro dell’isola alla periferia e: a tutt’oggi, esso è ancora difficile da raggiungere. A seguito delle scosse è sparita l’acqua da gran parte dei pozzi e si sono aperte larghe crepe nel terreno con smottamenti e innalzamenti del suolo. L’energia elettrica saltata il giorno del sisma, è stata riallacciata solo agli ospedali in questi giorni, dicono che presto sarà ridata dove possibile anche ai privati i quali ne sono ancora sprovvisti e chi può usa il generatore. Di questa gente che comunque ha perso tutto NESSUNO NE PARLA PIU’, forse perché è ancora viva.
Raccolta fondi

Hanno partecipato i seguenti donatori:
• AFRICA TOMORROW  onlus di Rovereto  (TN)
• Matilde (VR)
• Patrizia (VR)
• Elena (VR)
• Luigi & Lucia (VR)
• Beatrice (VR)
• Carla & Stefano (VR)
• Renato & Miraluna (VR)
Hanno permesso la raccolta della soma di  € 750.00 che è stata interamente  spedita in Filippine da Miraluna tramite l’agenzia WESTERN UNION. Solo temporaneamente ed eccezionalmente per favorire le spedizioni di denaro in Filippine l’agenzia W.U. non applica costi di trasferimento sino fine Novembre. L’importo servirà all’acquisto di soli generi alimentari locali da distribuire alla popolazione del centro dell’isola di Bohol dove c'è stato l’epicentro del terremoto.  Anche se il nostro contributo non è enorme aiuteremo con esso qualcuno a sopravvivere un giorno ancora. 

 
Destinazione aiuti raccolti e preparazione
Per rendere efficace e ordinata la distribuzione dei generi alimentari è stato contattato il sindaco di una comunità maggiormente colpita dal terremoto al centro dell’isola, individuando il sito nel paese di Sagbayan Peak.  Il sindaco ci ha informato che le famiglie con la casa inagibile erano circa 190 consigliando anche, per non innescare gelosie e liti, di dare il nostro aiuto anche se piccolo, a tutti e uguale per tutti. Con queste informazioni abbiamo deciso di preparare 200  sacchetti contenenti :
• 3 Kg di riso
• 2 pacchetti di noodles ( spaghetti di riso con brodo liofilizzato)
• 2 scatole di sardine
• 12 buste con caffè solubile
• ½ Kg di zucchero
• 3 sacchetti di sapone in polvere
• 3 sctole di fiammiferi
• 1 bottiglia di acqua minerale